Andare a vivere all’estero dopo la pensione è una scelta che sono in tanti ad aver compiuto. D’altronde, i dati non mentono, e nemmeno i numerosi servizi televisivi che mostrano le testimonianze di chi, da anziano, si è trasferito fuori dai confini nazionali.
E’ un vero e proprio fenomeno, non una moda passeggera. Anche perché i motivi per andare a vivere all’estero dopo la pensione sono concreti e indiscutibili.
Nell’articolo che segue ne diamo contezza, elencando qualche dato per inquadrare meglio il fenomeno e offrendo consigli a chi sta pensando di compiere questa scelta.
Andare a vivere all’estero dopo la pensione: i dati
I numeri più recenti sono stati forniti dal Centro Studi di Itinerari Previdenziali. Quello più importante riguarda la quantità di assegni previdenziali che l’INPS paga all’estero. Ebbene, sono ben 373.265 persone. Ciò significa che quasi 400mila persone si sono trasferite dall’Italia a un paese straniero una volta conquistata l’agognata pensione (o anche successivamente).
Un altro dato importante è questo: 59mila assegni, ovvero il 16% del totale, derivano da una contribuzione versata interamente in Italia. Questo dato è fondamentale perché chi percepisce una pensione “italiana” all’estero potrebbe essere egli stesso uno straniero, ed essere ritornato al suo paese di origine dopo aver lavorato, prevalentemente, ma non solo, in Italia.
A prescindere da come si analizzano questi numeri, il fenomeno c’è ed è anche molto grande. Dunque, non può essere momentaneo, o contingente. E’ un qualcosa di strutturale. A dire il vero ciò non stupisce, se si considerano i motivi reali per andare all’estero dopo la pensione. Motivi che, ovviamente, sono numerosi e validi.
Vivere all’estero dopo la pensione: i motivi
La ragione più importante, quella che incide significativamente su questa difficile scelta, riguarda la tassazione. Le tasse sui redditi da pensione, in Italia, sono piuttosto alte (come quelle sul reddito in generale, del resto). In altri paesi, anche molto vicini al nostro, sono nettamente più basse. In breve, i pensionati che si spostano lo fanno principalmente per pagare meno tasse.
Da considerare, poi, c’è anche la questione del costo della vita. Sia chiaro, l’Italia da questo punto di vista non si pone tra i paesi più costosi, ma è senz’altro molto più caro di altri.
Infine, c’è il discorso sulla qualità della vita. Di nuovo, l’Italia è uno splendido paese, e tutto sommato un pensionato può vivere bene e in serenità. Alcune zone – magari non troppo lontane – offrono però il valore aggiunto della vivibilità, oltre a quello del beneficio fiscale. Dove per vivibilità si intende qualità dei servizi, gradevolezza del paesaggio, mitezza del clina etc.
Dunque, perché non provare? E’ la domanda che si sono fatti molti pensionati, e alla quale – evidentemente – hanno risposto in modo positivo.
Trasferirsi dopo la pensione: come scegliere il paese
La scelta del paese è, ovviamente, fondamentale, e non solo per i risvolti “residenziali” (d’altronde si tratta di passare l’ultima fase della propria esistenza). Il vero elemento dirimente è quello economico. Nemmeno da questo punto di vista, infatti, una destinazione vale l’altra.
Quali sono i criteri da considerare quando si sceglie il paese in cui vivere dopo la pensione? Ecco i più importanti.
Percezione personale. Su questo non c’è dubbio: se lo scopo è vivere bene e in serenità, il paese – a prescindere da tutte le altre caratteristiche – deve semplicemente incontrare l’apprezzamento del pensionato.
Lingua. L’ideale sarebbe andare vivere in un paese di cui si conosce la lingua, o in cui questa non sia troppo dissimile dall’italiano, in modo da riuscire a padroneggiarla nel breve periodo.
Costo della vita. Se l’obiettivo è risparmiare, tanto vale scegliere una destinazione in cui la vita costi meno, in modo da ottimizzare o accrescere il proprio potere di acquisto. I classici 1.500 euro di pensione non hanno lo stesso valore in tutti i paesi del mondo, naturalmente.
Tasse sui redditi. E’ il succo della questione, o quasi. Dalle differenze di aliquota, infatti, dipende la quantità di denaro che realmente il pensionato riesce a mettersi in tasca, rispetto a quanto accadrebbe se restasse in Italia.
Rapporto con l’Italia. L’aliquota sui redditi non è l’unico elemento di cui tenere conto, dal punto di vista fiscale. Di norma, infatti, il vantaggio di una tassazione bassa verrebbe vanificato dalla doppia imposizione. Ovvero, dal versamento delle tasse sia in patria che nel paese di (nuova residenza).
Per fortuna, l’Italia ha stipulato una convenzione ad hoc con numerosi paesi. Secondo questa convenzione, se un pensionato italiano (o con la pensione “italiana”) si trasferisce all’estero, non paga le tasse in Italia ma solo nel paese di nuova residenza.
L’Italia ha stipulato questa convenzione con tutti i paesi dell’Unione Europea ma anche con altri Stati extraeuropei: Argentina, Algeria, Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Giappone, Indonesia Marocco, Russia, Senegal, Stati Uniti, Tunisia, Venezuela.
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Nonostante ciò, c’è un paese che rispetta questi requisiti meglio degli altri: la Spagna.
Certo, ci sono paesi meno cari della Spagna, e anche più accomodanti fiscalmente. Tuttavia, la facilità della lingua, il costo della vita più che accettabile, la bellezza delle varie città rappresentano un mix irresistibile.
Anche perché l’IRPEF spagnola, oltre a essere fortemente progressivamente, è mediamente inferiore di 4-9 punti percentuali rispetto all’IRPEF italiana. Sia chiaro: il discorso è complesso, anche perché una parte dell’IRPEF spagnola è decisa dalle singole regioni.
Il contesto fiscale più agevole è quello delle Canarie. La relativa comunità autonoma propone aliquote bassissime. Per rendere l’idea è bene presentare un esempio.
Un pensionato che vive in Italia e gode di una pensione pari a 3.000 euro lordi all’anno, paga di Irpef 1140 euro. Lo stesso pensionato, se vivesse alle Canarie (con tanto di residenza), pagherebbe solo 870 euro. Insomma, la sua pensione aumenterebbe di colpo di 270 euro!
Come possiamo assisterti
Se state pensando di andare a vivere all’estero dopo la pensione, sappiate che vi troverete di fronte a un ostacolo molto complesso: l’alloggio. La scelta migliore è acquistare direttamente un’abitazione, in modo da compiere un investimento a 360 gradi, che possa giovare a se stessi e ai propri figli (visto le buone dinamiche dell’immobiliare spagnolo).
Acquistare una casa in Spagna, da stranieri, non è semplice. Non per una questione di normativa, bensì di scarsa conoscenza del territorio e di diversità burocratica. Il rischio di fare un pessimo affare è parecchio alto.
L’unica possibilità è affidarsi a degli esperti, come quelli che fanno riferimento a CRD Capital.
CRD Capital offre un servizio di assistenza e consulenza che copre tutte le fasi dell’acquisto, dalla ricerca dell’immobile all’assolvimento degli oneri burocratici e tributari.
Il servizio è reso da avvocati, commercialisti, tributaristi, architetti e agenti immobiliari dalla grande esperienza.
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Salve, i miei figli vivono all’estero e vorrei davvero raggiungerli. Precisamente si trovano a Malaga. Mi consigliate di fare una due diligence per acquistare in sicurezza?
Certo! Con una due diligence staresti 100% sicuro